sabato 13 dicembre 2008

Isole - La Martinica 2


Non posso dire che le persone che ho incontrato mi hanno fatto innamorare della Martinica, perché ne ero già innamorata. Ma amavo un paese di carta. Il fatto di ritrovarmici in carne e ossa dopo aver letto tanti romanzi mi ha dato una specie di nostalgia, e mi ha avvicinato ai personaggi romanzeschi il cui immaginario è radicato talvolta in un lontano altrove.

I miei amici martinicani mi hanno riportato con i piedi per terra, facendomi capire che non eravamo poi così distanti. Grazie a loro, ho acquisito un po’ di fiducia in me stessa, e il disagio di essere visibilmente straniera e diversa dagli altri si è attenuato poco a poco. Ho finalmente capito che, sebbene non conoscessi i codici di comportamento del paese, era possibile comunicare. Bastava armarsi di buona volontà. Non tutto ciò che è educato in Martinica lo è in Italia e viceversa. A volte quindi ho fatto la figura della cafona senza nemmeno rendermene conto, o ho interpretato come un gesto sgarbato un atteggiamento normale. Questi problemi sono stati superati con un po’ di pazienza, di rispetto e di simpatia da parte mia e altrui, ma soprattutto con una buona dose di senso dell’umorismo.

Detto questo, non credo di aver gran che da rivelare sulla Martinica. Ho visitato i giardini botanici e ho passeggiato pigramente per le strade perché vivere questo paese attraverso i cinque sensi mi è sembrato il modo più efficace per lasciare da parte gli stereotipi. Ho udito il creolo dei passanti, mangiato e cucinato (!) cibo mai visto prima, stretto la mano di scrittori che ammiravo e cercato di annusare fiori che non profumano.

Le mie esperienze sono poi confluite in un libro, Fort-de-France o la città invisibile, di cui troverete ampia documentazione in questo blog.

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